sabato 8 novembre 2008

sogno

Il linguaggio dei sogni non è facile da comprendere, perché si basa su immagini e simboli molto familiari ad un uomo dell'antichità, piuttosto che ad un uomo contemporaneo, dalla mentalità scientifica e razionale, ma ancora oggi, nei nostri discorsi, spesso ricorriamo ad immagini tradotte in metafore verbali, come "mangiare la foglia", "mettere i bastoni tra le ruote", " perdere il treno", "avere le mani legate", "togliere le castagne dal fuoco", "vedere i sorci verdi". Queste e altre espressioni del genere magari non possiederanno grande accuratezza scientifica, ma certo possiedono una grande immediatezza emotiva.
"Così quando la mente onirica si esprime in termini cinematografici, eliminando tutti i "come se" e mostrandoci nell'atto di attraversare strade e ponti quando siamo sul punto di prendere una decisione di importanza vitale, o di essere letteralmente divorati se abbiamo l'impressione di essere "rosi" da qualcosa, sta usando il più fondamentale di tutti i linguaggi, condiviso da uomini e donne di ogni età e razza.."Con queste parole Ann Faraday (1) sostiene che i sogni traducono i pensieri del cuore direttamente e apertamente in un linguaggio figurato.Infatti lo scopo della mente onirica è quello di esprimere sentimenti, emozioni ed intuizioni nel modo più completo e profondo, e, sotto questo aspetto, le immagini in azione sono molto più eloquenti delle semplici parole.
Per tutti quelli che desiderano incominciare a comprendere il linguaggio onirico, ecco alcuni utili suggerimenti:

1) Se il personaggio del sogno, sia esso umano o meno, rappresenta qualcosa di reale nella vostra vita al momento del sogno, dovrebbe essere dapprima considerato letteralmente, e solo se l'interpretazione letterale non ha alcune senso, in modo simbolico.
Se, per esempio, sognate di perdere il portafoglio, controllate prima di tutto la borsa o la tasca in cui è contenuto, e verificate che non ci siano scuciture o tagli, di cui non vi siete resi conto consapevolmente, e che potrebbero causare la perdita reale del portafoglio.

2) Se un personaggio o un'immagine onirica non possono essere considerate letteralmente, allora simbolizza qualcosa o qualcuno che appartiene alla vostra vita, oppure una parte della vostra personalità.
Se sognate un serpente nel vostro giardino, per esempio, dopo aver escluso la possibilità di un serpente vero, dovrete pensare che sia un simbolo di qualcosa o qualcuno che vi è vicino , che fa parte della vostra esistenza. Se il serpente evoca l'immagine di una creatura subdola e velenosa, allora il sogno potrebbe esprimere la sensazione che ci sia, vicino a voi, una persona di cui sarebbe bene non fidarsi.
Se invece il serpente è per voi qualcosa di positivo e benefico, indicherebbe la vicinanza , nella vostra vita , di una persona che è fonte di forza e di benessere.
Allo stesso modo il serpente potrebbe rappresentare , sia in senso negativo che positivo, una parte della vostra personalità, della vostra interiorità, ad esempio se avete sentito di aver tradito la fiducia di un amico o se avete l'impressione di subire il fascino di qualche specie di tentazione .
(In ogni caso, il metodo migliore per scoprire il significato di una determinata immagine onirica, è verificare ciò che il sognatore stesso pensa in relazione ad essa )

3) Tutti i sogni hanno la loro sorgente da qualcosa che è presente nella mente o nel cuore del sognatore al momento del sogno, quindi prima di tutto occorrerebbe mettere in relazione il tema onirico con qualche evento o preoccupazione del giorno o dei giorni immediatamente precedenti.

4) Anche se i sogni possono riportarci nel passato fino all'infanzia o ci presentano le possibilità future, sono sempre provocati da qualcosa che appartiene al presente . Le immagini e i personaggi del passato che ci appaiono in sogno possono rappresentare ciò che del passato ancora vive in noi e ci influenza, mentre quelle del futuro spesso ci avvisano delle conseguenze che dovremo affrontare se non cambiamo, oggi, il nostro atteggiamento.

5) I sogni fatti nella stessa notte spesso trattano lo stesso argomento da differenti punti di vista.

6) Il tono emotivo del sogno può offrire qualche valido indizio per collegare il sogno all'evento che l' ha scatenato. Ad esempio, se il tono emotivo è penoso, va ricollegato a qualche situazione penosa esistente, al presente, nella vita del sognatore.

7) Le immagini che si trasformano nel corso dei sogni tendono a rappresentare trasformazioni, passate, presenti e future nella vita o negli atteggiamenti e sentimenti del sognatore. (2)

8) Se certi personaggi o certi temi onirici ricorrono frequentemente, allora è probabile che possano avere un significato simile per tutta una serie di sogni, e per questa ragione sarebbe utile compilare un dizionario onirico personale. Se leggete in qualche libro che un dato simbolo ha un certo significato, accettatelo come un suggerimento di quello che potrebbe significare, ma poi preferite sempre le vostre associazioni personali, certamente in ogni caso più significative per interpretare correttamente il vostro sogno.

9) I sogni non vengono a dirci ciò che sappiamo già ( a meno che non sia qualcosa di importante che non è stato ancora messo in pratica, nel qual caso torneranno a spronarci periodicamente, caricando sempre più le "tinte" della loro rappresentazione, fino ad arrivare all'incubo) così , quando un sogno sembra dire qualcosa di noto, è opportuno cercare altri significati.

10) Un sogno è correttamente interpretato quando assume un senso per il sognatore , in riferimento alla sua vita e alla sua situazione presente, e lo induce a mutamenti costruttivi.
Un sogno è invece interpretato in modo errato se lascia il sognatore indifferente e deluso.

lunedì 14 luglio 2008

Sognare

Ma che cos'è il sogno? Sono state fatte numerose affermazioni in merito: per alcuni ricercatori esso è il guardiano del sonno, poiché difenderebbe il sonno dagli stimoli sensoriali; per altri, invece, è una specie di esercizio cerebrale a vuoto, utile alla fisiologia neurale. Ma l'aspetto più sconcertante è nella sua significatività: il sogno non risulta indifferente al sognatore, ed emozioni e impressioni dense di significato si affollano frequentemente in esso. I neurologi non si occupano molto di questo aspetto, che risulta il meno comprensibile alla scienza.

Dobbiamo ammettere pertanto che il sogno ha un valore ed un significato psicologico, che si interseca e si correla con quello fisiologico. Da questo punto di vista, esiste una letteratura scientifica alquanto ricca - almeno, per chi accetta di considerare scientifica la psicoanalisi.

Sulla interpretazione dei sogni Siegmund Freud ha edificato il metodo di indagine psicoanalitico. Esattamente cento anni fa, nel 1899, egli dava alle stampe il libro omonimo, che costituisce il vero e proprio manifesto del metodo psicoanalitico. Dobbiamo salutare in esso la svolta nell'approccio allo studio e al trattamento dei disturbi nervosi e la nascita della psicologia clinica. L'interpretazione freudiana del sogno si basa essenzialmente sul metodo delle libere associazioni, e poggia sulla concezione del sogno come manifestazione del desiderio, che però viene mascherata dall'azione della censura onirica. Inoltre, per Freud il desiderio è essenzialmente di natura sessuale, per cui il sogno esprime sempre un desiderio sessuale, attuale o pregresso.

La tecnica interpretativa freudiana risulta così riduttiva, poiché esclude ogni altro significato e finisce col riportare tutti i contenuti onirici a manifestazioni sessuali. Questo è il limite proprio della psicologia freudiana, incentrata sulla teoria sessuale della libido.

Un indirizzo risolutivo per una interpretazione dei sogni più aperta, e quindi più efficace per raggiungere la psicologia del paziente, lo ha dato C.G. Jung, con la sua concezione di psicologia del profondo non riduttiva alla sola sfera sessuale. Il metodo, tecnicamente, è in parte simile a quello freudiano, poiché anch'esso utilizza le libere associazioni. Se ne differenzia, invece, in quanto l'interpretazione si basa anzitutto sull'analisi del contesto, che comporta l'esame della struttura drammatica del sogno, la "storia" che viene raccontata; e inoltre poiché nella ricerca del significato delle immagini e dei simboli alle libere associazioni viene affiancata l'amplificazione, che consiste nella individuazione di similitudini e analogie tratte dalla vita spirituale dell'umanità intera, ossia dai miti e dalle leggende dei vari popoli, dalle fiabe, dalla letteratura.

La ricerca del significato dei sogni, in questo modo, viene riportata alla dimensione globale dell'esistenza del sognatore, ai significati che egli vive interiormente e le esperienze che ha attraversato. La totalità della psiche viene così riconosciuta nell'articolazione dei valori e dei significati, e nella varietà dei sentimenti e delle emozioni attraversate.

Dice Jung: "… la vera e propria interpretazione del sogno, è di regola un compito arduo. Essa presuppone penetrazione psicologica, capacità di combinare insieme cose diverse, intuizione, conoscenza del mondo e degli uomini e soprattutto conoscenze specifiche che implicano tanto nozioni assai estese quanto una certa intelligence du coeur. (…) Bisogna respingere l'interpretazione stereotipa di motivi onirici; gli unici giustificati sono significati specifici, deducibili attraverso accurati rilevamenti contestuali. Anche chi possiede una grande esperienza in questo settore è pur sempre costretto a riconoscere la propria ignoranza dinanzi ad ogni sogno e, rinunciando a tutte le opinioni preconcette, a predisporsi a un qualcosa di completamente inatteso.(...)

Esistono sogni di diverso genere, riconoscibili nelle fasi dell'interpretazione. La grande parte di essi riguarda la vita quotidiana del sognatore, con le sue vicende relazionali e psicologiche. Rispetto a queste vicende il sogno può essere una rilettura attenta di un episodio o di un evento, assumendo così un valore radiografico, e la sua interpretazione consentendoci di precisare meglio la conoscenza della nostra vita interiore. Ma il sogno può avere anche una funzione di compensazione, ossia può costituire un punto di vista che il sognatore non aveva preso in considerazione nella sua vita cosciente, permettendoci di arricchire e integrare la nostra posizione cosciente, speso unilaterale, riguardo una persona o un fatto. Rarissimi sono i sogni premonitori, capaci di gettare una luce che arriva fino agli eventi futuri. Infine, ci sono i sogni archetipici, o grandi sogni, capaci di una rilettura complessiva del senso della nostra esistenza o di una sua parte importante, che ci permettono di aggiungere una bussola agli strumenti che utilizziamo per orientarci nel cammino della nostra vita, facilitandoci nel processo evolutivo che vi è intrinseco e che Jung chiama individuazione.

Leggiamo un passo di Jung in proposito:

Non tutti i sogni hanno la stessa importanza. Già i primitivi distinguono tra piccoli e grandi sogni. Noi diremmo piuttosto sogni insignificanti e sogni significanti. (...) Ho analizzato molti sogni di questo tipo e vi ho rintracciato spesso una particolarità che li distingue da altri sogni. Infatti in questi sogni affiorano immagini simboliche che incontriamo anche nella storia dello spirito umano. E' degno di nota il fatto che colui che sogna può perfettamente ignorare l'esistenza di simili paralleli. (…) Essi contengono cosiddetti motivi mitologici o mitologemi, che io ho definito col termine di archetipi. Si intendono con tale termine forme specifiche e nessi figurativi rintracciabili in forma analoga non soltanto in tutti i tempi e in tutti i paesi, ma anche nelle fantasie, nelle visioni, nelle idee illusorie e nei sogni individuali. La loro frequente presenza in casi individuali, come la loro ubiquità etnica, dimostra che la psiche umana è soltanto in parte unica e soggettiva o personale: per l'altra parte invece è collettiva e oggettiva.

Noi parliamo quindi da un lato di un inconscio personale, dall'altro di un inconscio collettivo, il quale rappresenta in certo modo uno strato più profondo rispetto all'inconscio personale, più prossimo alla coscienza. I grandi sogni, ossia i sogni ricchi di significato, provengono da questo strato più profondo."

lunedì 23 giugno 2008

Marco Travaglio

Pubblico il testo dell'intevento di Marco Travaglio.

"Buongiorno a tutti, c’è una parola molto usurata, molto abusata, che ormai semina noi attorno a sé quando qualcuno ne parla. È l’espressione “conflitto di interessi”. Dico subito che bisognerebbe cambiarne il nome. Bisognerebbe chiamarla Pippo, Giuseppe o Giovanni, come ci viene in mente. L’importante è riaccendere l’attenzione delle persone su questo concetto che è diventato noiosissimo e impronunciabile. Chi è di sinistra non ne può più sentir parlare, perché i suoi rappresentanti tradendo il mandato popolare, non lo hanno mai risolto per legge, anzi, lo hanno moltiplicato creando i propri conflitti di interessi. Vedi caso Unipol. Nel centro-destra, appena uno sente parlare del conflitto di interessi dice: “ecco, è arrivato un comunista che ce l’ha con Berlusconi”. Come se il confitto di interessi fosse solo quello delle televisioni di Silvio Berlusconi. Che è il più grosso, ma non è l’unico. E quindi anche il conflitto di interessi che riguarda le dimensioni del campo dove poi destra e sinistra devono giocare la partita, cioè riguarda le regole, è diventato una sorta di guerra politica. Una guerra tra bande per cui è un po’ come quando uno parla di giustizia. Si dice: “ecco, questo è uno di sinistra!”. In realtà parlare di giustizia non è né di destra, né di sinistra. Sono questioni pre-politiche che attengono alle regole. Quindi cambiarne il nome per ridargli sostanza, per ridargli senso. Se ci fosse opposizione politica in Italia, purtroppo non ce la abbiamo, salvo Di Pietro e pochissimi altri, avrebbe un’autostrada di fronte a sé. Perché tutto quello che ha iniziato a fare il governo Berlusconi rientra sotto il capitolo del conflitto di interessi e la gente lo capirebbe benissimo, spiegandole alcune cose. Perché tutti i provvedimenti che vengono presi in materia di sicurezza, legalità e giustizia sono frenati dal fatto che Berlusconi non può far funzionare la giustizia. Quindi non può dare sicurezza ai cittadini, perché, come è noto, se la giustizia funzionasse lui sarebbe rovinato. Quindi continua a far finta di far funzionare la giustizia. In realtà non lo può fare, quindi continua a sfasciarla. Se l’opposizione esistesse e fosse capace di parlare ai cittadini, soprattutto ai cittadini che hanno votato per Berlusconi, potrebbe far loro capire. “Ecco vedete, volevate sicurezza? Avete scelto le persone sbagliate.” Poi magari erano sbagliate anche le altre. Comunque, più sbagliate di queste, era difficile.
Si potrebbe fare un piccolo riassunto per incominciare a raccontare questo conflitto di interessi, o meglio, chiamiamolo Pippo.
C’era una volta un signore che nel 1994 aveva le sue aziende sotto inchiesta, come tutte le grandi aziende italiane. Soltanto che le altre aziende italiane, rassegnate al fatto che avendo pagato tangenti dovevano comunque renderne conto, andavano dal magistrato, confessavano, patteggiavano, restituivano. Cercavano di sistemare le loro cose, senza strappi. Una di queste aziende aveva un proprietario il quale non ci voleva stare a fare una confessione. Perché non ci voleva stare? Perché avrebbe dovuto confessare troppo, più delle altre. Non solo le tangenti ai partiti. Avrebbe dovuto confessare anche rapporti con la mafia e corruzione di giudici.

sabato 14 giugno 2008

Frasi che fanno riflettere

Le persone originali danno sempre fastidio alla società. Non sono così facili da manipolare, rimangono se stesse. Cercheranno di vivere la propria vita non secondo uno schema, ma secondo la loro visione.
Se una persona ama la musica resterà magari un mendicante, ma continuerà a vivere la sua vita da musicista. Anche se gli fosse offerta la possibilità di diventare primo ministro, vivrà come un mendicante e insisterà a suonare la sua musica. Quella è intelligenza, perché solo quando vivi la tua vita secondo la tua luce, secondo la tua visione, secondo la tua voce interiore otterrai la beatitudine, l'appagamento.




La povertà viene considerata da alcuni un'qualcosa di spirituale. Una vera sciocchezza. La povertà non è spirituale, è brutta. È una ferita che bisogna curare.







La saggezza sboccia nel tempio più segreto del tuo essere. Non è mai presa in prestito, non ha nulla a che vedere con il sapere, con l'informazione; non ha nulla a che fare con i testi sacri, le dottrine, i sistemi filosofici.
È la tua esperienza personale, individuale ed autentica.




L'amore è una comprensione profonda del fatto che l'altro ti completa, ti rende un cerchio perfetto... conosce solo il dare e il ricevere diviene conseguenza. sara ti voglio bene......tuo luca



Le circostanze esterne non sono così difficili da cambiare, ma la letargia interiore è vecchia di secoli. L'incoscienza è così primitiva, le sue radici così profonde, che c'è bisogno di una determinazione totale da parte tua, una tremenda determinazione, un impegno, un profondo coinvolgimento. Devi rischiare il tutto per tutto. Altrimenti non ti sarà possibile trasformare te stesso, rimarrai sempre lo stesso.

lunedì 5 maggio 2008

Autismo: la voce del silenzio

Le teorie sull'origine dell'autismo infantile sono molteplici, le più importanti sono frutto delle ricerche di quegli studiosi che hanno dedicato molti sforzi per la comprensione del problema. Margaret Mahler dedico i suoi sforzi alla comprensione dello sviluppo dei bambini entro i primi due anni di vita durante il quale molta importanza rivestono comportamenti motori i quali dovrebbero avere un'elevata qualità empatica. La Mahl pone una differenziazione tra nascita "biologica" e nascita "psicologica". Inizialmente il bambino è un essere biologico(fase dell'autismo normale) e l'investimento libidico è strettamente viscerale. In seguito si ha una fase "simbiotica", fino a circa due anni e mezzo, in cui è presente una una fusione allucinatoria di tipo onnipotente con la rappresentazione con la madre. Al termine di questo stadio si ha una fase di "separazione-individuazione che porta alla costruzione dell'identità individuale. Un cattivo funzionamento di questi stadi può indurre un blocco o una regressione a stadi precedenti. Se il bambino si fissa o regredisce allo stadio autistico, svilupperà la psicosi di tipo autistico mentre se ciò avviene allo stadio simbiotico, si verificherà una psicosi simbiotica. Nella simdrome autistica il bambino non percepisce la madre come tale ma tende ad identificare il proprio sé corporeo con gli oggetti inanimati dell'ambiente. Anche lo sviluppo linguistico risulta compromesso, essi lottano con qualsiasi richiesta di contatto umano e sociale. Tutte le psicosi infantili, secondo la Mahler, avrebbero dunque un origine in comune cioè un errore nello sviluppo dell'identità individuale,entro i primi due anni di vita.Ifattori principali sono due: 1)un bambino costituzionalmente vulnerabile con una predisposizione allo sviluppo di una psicosi; 2) una madre non in grado di reagire adeguatamente ai comportamenti del bambino. questo darebbe vita ad un circolo vizioso che comprometterebbe lo sviluppo dello stadio di separazione-individuazione.

Una delle teorie più affascinanti sull'autismo è quella di Bruno Bettelheim, uno dei maggiori psicoanalisti infantili, descritta nell'opera "La fortezza vuota". Prendendo spunto dai comportamenti schizofrenici dei prigionieri traumatizzati dalla realtà esterna , per i bambini autistici è la realtà interna a creare traumi. I bambini non sono in grado di comprendere la differenza tra la realtà interna ed esterna, vivendo l'esperienza interiore come una rappresentazione reale del mondo. L'isolamento rispetto al mondo esterno e la rassegnazione rispetto agli eventi costituirebbero vie di fuga da una realtà altrimenti insopportabile. Secondo Bettelheim ciò sarebbe determinato dall'interpretazione da parte del bambino dell'attitudine negativa con la quale gli si accostano le figure più significative del suo ambiente (1967). Il bambino proverebbe una sorta di forte rabbia che provocherebbe un'interpretazione negativa della reltà. Il neonato, cioè, interpretando negativamente i sentimenti e le azioni della madre, si distaccherebbe da lei progressivamente, provocando anche un distacco della madre da lui. Si genera così un'angoscia sconvolgente per il bambino che si trasforma presto in panico provocando l'interruzione del contatto con la realtà. Per arrivare a questo punto é necessario che il bambino percepisca la fonte dell'angoscia come immodificabile. Non esclude comunque che possano esistere altri fattori che facilitano l'insorgenza dell'autismo come alcune lesioni organiche. Oltre a cercare le cause scatenanti della patologie, Bettelheim dedicò molta parte della sua vita ad educare questi bambini; alla base del rapporto educativo c'era l'empatia cioè la condivisione delle emozioni.

Secondo alcune recenti ricerche condotte da vari studiosi l'autismo sarebbe una coseguenza derivata dal mancato sviluppo della "teoria della mente". Ognuno di noi è in grado di relazionarsi in maniera adeguata,conoscendo una persona possiamo intuire come agirà, se ne osserviame le azioni possiamo capire quali sono i suoi desideri. La teoria della mente ci aiuterebbe a capire il meccanismo psicologico delle persone alla base di una sana vita di relazione. Gli autistici quindi avrebbero un deficit specifico che riguarderebbe la comprensione della mente nelle altre persone.

sabato 3 maggio 2008

ELEGANZA

In un mondo di esasperato culto delle apparenze c’è una preoccupante scarsità di eleganza. Si tende alla retorica, alla vanità, al narcisismo, all’esagerazione – al desiderio di “far colpo” a tutti i costi. Si vuole, troppo spesso, strafare e stradire. Non solo nell’abbigliamento (dove l’esibizione di nudità non è meno goffa e banalizzata delle vistosità nel vestire). Anche nel comportamento e nel modo di esprimersi.

L’eleganza non è appariscente. Non è un accumulo di orpelli e di esibizionismi. È stile, consapevolezza, misura. Un’equilibrata mescolanza di istintivo buon gusto e di scelte precise, di cura della sostanza e minuziosa attenzione a ogni dettaglio.

L’eleganza è cortesia. È rispetto per gli altri, attenzione al modo in cui ciò che diciamo, facciamo o mostriamo può essere percepito. Non un formale galateo, non un cerimoniale ipocrita, non un banale e passivo adeguarsi al convenzionale, ma un più profondo sentimento di civiltà.

L’eleganza non è mielosa e sdolcinata. Si può essere civili con sincera cortesia – o, quando è necessario, con misurata durezza. L’eleganza non è falsa e bugiarda. Non è una crosta di apparenze che nasconde l’ambiguità e l’inganno.

L’eleganza è sobria – e la sobrietà è elegante. L’una e l’altra sono piacevoli, gradevoli, confortanti. Non solo più umane e funzionali, ma anche più belle. Possono essere, quando è il caso, seducenti – anche maliziose. C’è più fascino nella semplicità che in ogni sfacciata esibizione.

L’ironia è elegante, l’umorismo è gradevole, ma molta della comicità che ci circonda è grossolana, stupida, petulante e volgare (per non parlare dell’involontaria ridicolaggine di chi si prende troppo sul serio).

La sobrietà non è sacrificio, rinuncia, pauperismo. È la capacità di scegliere ciò che serve (anche da un punto di vista estetico) e ciò che invece non solo è inutile, ma spesso è ingombrante e fastidioso.

L’eleganza è saper sorridere, anche ridere, quando ce n’è un motivo – ma non perdersi in salamelecchi noiosi, ambigui e irritanti.

Una cosa scritta bene è elegante. Non solo quando è un’opera letteraria. Anche un biglietto del tram o un segnale stradale possono essere eleganti quando sono ben fatti, funzionali ed esteticamente gradevoli. Ogni piccolo dettaglio ben curato per la sua utilità e presentato in modo elegante può contribuire a rendere più gradevole l’ambiente in cui viviamo.

C’è chi pensa che l’eleganza sia un dono, un talento innato. In parte può essere vero. Ci sono persone che sanno muoversi, esprimersi, comunicare meglio di altre. Ma nessuno è condannato a essere volgare, ingombrante e fastidioso. E nessuno si può fidare solo dell’istinto. L’eleganza, la semplicità, la sobrietà sono arti che possiamo apprendere e coltivare. E vale la pena di farlo. Non solo per renderci più gradevoli agli altri, ma anche per sentirci meglio con noi stessi.

Stiamo vivendo in un’epoca che offre troppo spazio alla volgarità, all’esagerazione, all’ineleganza, al culto sviscerato e stupido delle apparenze. Il mito esagerato dell’abbondanza non è solo il rischio di soffrire quando se ne incontrano gli inevitabili limiti (chi potrebbe vivere bene con cinque vestiti soffre se ne ha venti, ma ne vorrebbe cinquanta – e lo stesso concetto si può applicare a qualsiasi altra cosa, materiale o immateriale). È anche la quotidiana sofferenza di dover cercare, subire, avere, esibire, vedere, toccare, maneggiare (e fingere di ammirare) un’infinità di ammenicoli e di ingombri fastidiosi quanto inutili.

Con una giusta dose di sobrietà, e un piacevole tocco di eleganza, possiamo non solo semplificarci la vita, ma anche renderla molto più gradevole (a noi e agli altri).

Si tratta anche, ovviamente, del modo di esprimersi. Proviamo, quando parliamo o scriviamo, a evitare i manierismi e le frasi fatte. A usare qualche parola in meno. A trovare un’espressione chiara al posto di un termine gergale o inutilmente astruso. A cercare una costruzione semplice, pulita ed efficace. Saremo più sobri e più eleganti. E avremo molte più probabilità di essere ascoltati e capiti.

lunedì 7 aprile 2008

discussioni interessanti

Una presa in giro


Ho deciso di inviarle copia di questa e-mail che ho ricevuto, dove finalmente qualcuno ha deciso di fare chiarezza, e con molta semplicità ad una situazione che è sì a conoscenza di molti, ma non di tutti e che deve esserlo per il maggior numero di persone possibile: - Crisi, ma quale crisi?... - Nel 2000 1 dollaro=1.2 euro e 1 barile di petrolio=60 dollari e quindi 1 barile= 72 euro. - Oggi 1 dollaro=0.65 euro e 1 barile circa 100 dollari. E quindi 1 barile=65 euro (Oups!). - La domanda è: se in Europa il barile costa di meno rispetto al 2000 perché la benzina è aumentata? - La crisi del petrolio non sembra così drammatica per chi vende la benzina e lo Stato che incassa le tasse, né per l’Enel che aumenta le bollette, ecc. - Mi sembra una bella presa in giro. - Però la situazione non è così terribile pensate a quando il dollaro si riprenderà! - Non abbiamo finito di pagare... - Chi può spiegare perché paghiamo sempre più caro un bene che costa sempre di meno? - LETTERA FIRMATA -




Stamattina, una bella giornata di sole, ero seduto su di una panchina ai giardini.
Di fronte, i tabelloni elettorali con una gigantografia del nanetto che sorrideva.
Mentre pensavo cosa avesse sempre da ridere, passò un cagnolino, alzò una zampetta ed irrorò il manifesto.
Il Nanetto continuava a ridere.
Poco dopo un altro cagnetto si fermò, guardò e PSSSSS...., di nuovo, sul Nanetto che rideva sempre.
Ne passò un terzo e PSSSSSS..... Ancora!
In un'oretta ne avrò contati una dozzina.
Erano comunisti?

martedì 25 marzo 2008

Una lettera a Beppe Grillo

Caro Beppe,Qua la situazione e molto grave siamo 13 letturisti dell’acqua e lavoriamo nella zona di Genova e della riviera con un contratto a progetto che ci rinnovano ogni anno ,ma oltre essere precari come contratto siamo precari anche come lavoro ora vi spiego la vita di un letturista ci danno un tot di letture da fare poi finite quelle non sai se continui a lavorare o se stai fermo,non ci viene pagato nulla e nn abbiamo ne macchina aziendale e niente di tutto cio ci dobbiamo spostare con i nostri mezzi e persino la benzina la mettiamo di tasca nostra, ci danno un tot di centesimi a lettura mentre alle persone assenti lasciamo la cartolina che fino all’anno scorso ci veniva pagata una percentuale di assenti ora manco quello,io lavoro tre mesi si e uno no a volte sto fermo anche due mesi ho fatto una media e guadagno circa 700 al mese se poi levo i soldi della benzina e l’autostrada sono ancora meno.noi non siamo tutelati da nessuno abbiamo provato a fare una riunione tra di noi e insieme avevamo tirato giu delle righe da trattare con i dirigenti tipo: CONTINUITA DEL LAVORO,I RIMBORSI KILOMETRICI PER L’AUTO,UN RENDICONTO MENSILE DI QUELLO CHE CI VIENE PAGATO OGNI MESE,ebbene dopo questa riunione tra noi precari siamo riusciti a farne presente all’azienda da cui si doveva fare un’altra riunione ma con presenti i dirigenti e responsabili ma invece poi e svanito tutto e nn si e piu saputo nulla tranne il nuovo contratto dell 2008 che risulta ancora piu una batosta per tutti noi. Io vivo in famiglia per fortuna ma altri hanno famiglia e altri sono precari da 10 anni,mi chiedo ma come si puo vivere cosi e ancora mi chiedo ma come puo esistere gente cosi che offre questi contratti a gente che da 10 anni fa questo lavoro e per 10 anni ha vissuto nella speranza di essere assunto qua veramente viene voglia di tirare fuori le armi e sfasciare tutto,oppure come dice qualcuno bisogna cercare la figlia di uno ricco per poter vivere.




ps:per fortuna ho in mano un'altro mestiere,ma ci sono miei colleghi che hanno fatto solo quell mestiere per tanti anni.

domenica 23 marzo 2008

Alcune belle frasi che ho letto ultimamente

il problema non e quanto aspetti,ma chi aspetti.



E il tempo ti dirà
di starmi vicino
di continuare a cercare
finchè non ci sarà piu niente da nascondere..
E allora lascia le strade che ti fanno diventare
quell che non vuoi veramente essere
lascia le strade che ti fanno amare
chi non vuoi veramente amare
Il tempo mi ha detto
che e difficile trovare una come tè
una cura tormentata
per una mente piena di problemi.
E il tempo mi ha detto
di non chiedere piu
perche un giorno il nostro oceano
trovera la sua riva.









"LA GENTE PENSA A NOI INFINITAMENTE MENO DI QUANTO NOI CREDIAMO"

mercoledì 13 febbraio 2008

Che scrivo?

Bene che dire,non so!! manco io che scrivere,e cosa mettere,ho appena finito una giornata di lavoro e dopo essermi fatto una doccia sono qui rilassato con davanti una birra il momento migliore della giornata heheheh,minkia molto interessante questo discorso!!.. per rimanere in tema del blog ..di sogni ne faccio parecchio ultimamente l'altra sera ho sognato maradona che mi dava la pacca sulla spalla e mi diceva...tu!!! e meglio che vai a vivere da solo!!!!. bè lo trovato bello come sogno chissa perche maradona potevo metterci qualcun'altro qualche saggio invece ho messo maradona un genio del calcio ma nella vita un bell casinista che paradosso un casinista che mi da un consiglio di vita bè pensandoci bene chi sbaglia tanto e quello che impara tanto forse eho attribuito a lui queste cose forse penso che lui sia pentito della sua vita come uomo ho forse il fatto che lui si sia sempre rialzato dopo essere crollato.mah chissa!! cmq si e dura per noi giovani di oggi per noi bamboccioni e dura.questa societa qui in italia nn permette ai giovani di farsi una vita,nel senso che di ostacoli ce ne sono parecchi e d'altronde vivere d'aria nn si puo,chi e figlio di operaio nn puo pensare al giorno d'oggi di diventare dottore voglio dire e un assurdità e una cosa molto difficile e anche se lo diventi poi c'è il rischi che sei precario,si sto scriveno cose che si sanno e che fa inkazzare.bè basta non ho piu voglia di scrivere continuo a sorseggiare la mia amica birra.

giovedì 31 gennaio 2008

saggezza

Porta lentamente allo scoperto tutto quello che si nasconde nelle profondità.
Alcune cose sono spazzatura e devi liberartene.
Altre sono perle di saggezza e devi apprezzarle in tutto il loro splendore.
Dietro la tua maschera si nasconde tutto ciò che è represso; e sotto c'è la bellezza della tua vera essenza. Raggiungila.

martedì 29 gennaio 2008

L'importanza della madre

“Non esiste niente come il bambino”. Con questa frase lo psicoanalista inglese Winnicott sintetizzava il suo pensiero riguardo lo sviluppo psichico e fisico del bambino: il bambino in sé non esiste, esiste il bambino e l’ambiente in cui egli cresce, composto principalmente dalle cure materne.

Partendo da questa importantissima osservazione riteniamo dunque essenziale considerare centrali per la crescita sana del bambino il ruolo della madre e di tutte quelle figure deputate all’educazione e allo sviluppo psicofisico del bambino stesso.

I principali modelli psicologici riguardo lo sviluppo del bambino traggono origine dalla teoria psicoanalitica, in particolare dalla corrente delle relazioni oggettuali nata in Inghilterra intorno agli anni ’30 ad opera di Melanie Klein.

Il modello psicoanalitico classico di Freud considerava la relazione con l’altro come un mezzo attraverso cui il singolo individuo riusciva a soddisfare la spinta pulsionale – aggressiva e/o libidica – tramite la scarica della pulsione stessa.

La Klein nel suo modello ipotizzò, invece, la presenza di oggetti interni – quindi di predisposizione alla relazionalità – all’interno della struttura psichica del bambino fin dalla nascita.

Questo orientamento innato alla relazione con l’altro – in primis la madre – costituisce il background su cui si sviluppano le teorie dello sviluppo psicologico del bambino, i cui principali esponenti possono essere considerati Winnicott e Bowlby. Per capire meglio l’importanza della figura dell’educatore per la crescita e lo sviluppo del bambino riteniamo necessario inquadrare questi due modelli teorici.

Per Winnicott la madre già nei primi mesi di gravidanza entra in uno stato psicologico di preoccupazione materna primaria, in cui fornisce al bambino un ambiente psichico e fisico di sostegno (holding), pone in secondo piano i propri bisogni e si sintonizza con quelli del bambino. In questo modo riesce a soddisfare i bisogni del piccolo non appena questi si manifestano (ad esempio allattare il neonato non appena questi percepisce lo stimolo della fame). In questa fase dello sviluppo il bambino attraversa uno stato di onnipotenza soggettiva in cui, essendo ancora un tuttuno con la madre, crede di poter soddisfare da solo i propri bisogni. Successivamente quando la madre esce dallo stato di preoccupazione materna primaria e inizia a “riattivare” i prorpi bisogni e desideri, il bambino sperimenta le prime frustrazioni (ad esempio l’allattamento arriva un po’ in ritardo rispetto alla sensazione di fame); ed è proprio attarverso queste frustrazioni che il bambino inizia a percepire la realtà esterna e, uscendo dallo stato di onnipotenza soggettiva, attraverso una fase di transizione – in cui si relaziona con il cosiddetto oggetto transizionale (ad esempio l’orsacchiotto di peluche o la famigerata “copertina di Linus”) – raggiunge la maturità psicologica.

Dunque per Winnicott il rapporto con la madre deve assolvere ad una duplice funzione: sostenere il bambino ed introdurlo nel mondo reale. Temi che riteniamo essenziali anche per quel che riguarda il ruolo e la funzione dell’educatore, come vedremo in seguito.

Il modello di Bowlby, la cosiddetta teoria dell’attaccamento, rappresenta tutt’oggi l’orizzonte di riferimento principale della psicologia dello sviluppo.

La teoria dell’attaccamento nasce e si sviluppa in un contesto prettamente psicoanalitico ed integra il modello psicoanalitico classico con le osservazioni comportamentali del mondo animale di stampo etologico di Lorenz, soprattutto riguardo le interazioni madre-cucciolo e madre-bambino. In particolare Bowlby riprende le osservazioni di Harlow sul comportamento delle scimmie: in una situazione sperimentale di laboratorio un cucciolo di scimmia veniva collocato di fronte a una scimmia meccanica che forniva latte e una scimmia di pezza; Harlow osservò che il cucciolo, dopo un breve periodo in cui volgeva l’attenzione alla scimmia meccanica che forniva il nutrimento, si rivolgeva esclusivamente alla scimmia di pezza, cercando contatto e calore: la motivazione primaria non era più la nutrizione, ma il contatto fisico con un corpo accogliente.

Bowlby scardina il primato delle pulsioni freudiano (libido o pulsione di vita e aggressività o pulsione di morte) ponendo al centro del comportamento e della psiche umana il sistema d’attaccamento, che diviene quindi il sistema motivazionale principale del comportamento umano.

Secondo Bowlby le interazioni tra madre e bambino (che iniziano già durante la gravidanza, e che vanno dall’abbraccio allo scambio di sguardi, alla nutrizione, alla consolazione ecc.), strutturano ciò che viene definito sistema d’attaccamento, il sistema che guiderà (anche nella vita adulta) le interazioni e gli scambi relazionali affettivi.

La funzione principale della madre è quella di fornire al bambino una base sicura: fargli sentire che esiste ed è protetto. La funzione di base sicura, che nei primi anni di vita viene assolta fisicamente dalla mamma, diviene poi, attraverso l’interiorizzazione dei comportamenti e degli affetti suscitati dalla mamma stessa, una struttura interna capace di consolare e proteggere durante tutto l’arco della vita.

Partendo dalla base sicura il bambino può iniziare a muovere i primi passi lontano dalla mamma e cominciare ad esplorare il mondo esterno e a stimolare lo sviluppo delle funzioni cognitive, certo di poter tornare in qualsiasi momento dalla mamma stessa.

In questo modo il bambino, e poi l’adulto, può sentirsi libero di allontanarsi e differenziarsi gradualmente dalla mamma, senza dover temere l’allontanamento.

Attraverso le interazioni bambino-figure d’attaccamento (scambi affettivi, abbracci, dialoghi, accudimento durante periodi di malattia, ecc. ) il bambino struttura dei Modelli Operativi Interni (MOI), ossia rappresentazioni di interazioni che guideranno lo stile d’attaccamento. Quest’ultimo caratterizza le interazioni affettive (relazioni di coppia, relazioni intime, ecc.) ed è a sua volta predittivo dello stile d’attaccamento del proprio figlio.

E’ importante sottolineare che Bowlby parla di figure d’attaccamento e non solo di madre: egli, infatti, è convinto che laddove le figure d’attaccamento primarie (i genitori e la madre in primis) falliscono, altre figure d’attaccamento significative (zii, parenti, amici, nonni, addirittura animali domestici, ecc.) possono fornire al bambino quei pattern di interazione “sani” che gli consentono di interiorizzare la funzione di base sicura e di poter esplorare l’ambiente liberamente.

Lo stile d’attaccamento può comunque modificarsi nel corso della vita attraverso relazioni affettive significative in grado di fornire “sicurezza” (come relazioni di coppia, relazioni con analisti/terapeuti, ecc.).

Bowlby classifica gli stili d’attaccamento in quattro categorie principali, che possono essere rilevate nei bambini attraverso la strange situation, creata dalla Ainsworth e collaboratori, e nell’adulto tramite l’Adult Attachment Interview, costruita dalla Main e collaboratori:

  • sicuro autonomo
  • insicuro distanziante/evitante
  • insicuro preoccupato/ansioso
  • disorganizzato
  • sicuro: l’individuo ha fiducia nella disponibilità e nel supporto della figura di attaccamento, nel caso si verifichino condizioni avverse o di pericolo. In tal modo, si sente libero di poter esplorare il mondo. Tale stile è promosso da una figura sensibile ai segnali del bambino, disponibile e pronta a dargli protezione nel momento in cui il bambino lo richiede. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: sicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di essere amabile, capacità di sopportare distacchi prolungati, nessun timore di abbandono, fiducia nelle proprie capacità e in quelle degli altri, Sé positivo e affidabile, altro positivo e affidabile. L’emozione predominante è la gioia;
  • insicuro distanziante/evitante: questo stile è caratterizzato dalla convinzione dell’individuo che, alla richiesta d’aiuto, non solo non incontrerà la disponibilità della figura di attaccamento, ma addirittura verrà rifiutato da questa. Così facendo, il bambino costruisce le proprie esperienze facendo esclusivo affidamento su se stesso, senza l’amore ed il sostegno degli altri, ricercando l’autosufficienza anche sul piano emotivo, con la possibilità di arrivare a costruire un falso Sé. Questo stile è il risultato di una figura che respinge costantemente il figlio ogni volta che le si avvicina per la ricerca di conforto o protezione. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amato, percezione del distacco come “prevedibile”, tendenza all’evitamento della relazione per convinzione del rifiuto, apparente esclusiva fiducia in se stessi e nessuna richiesta di aiuto, Sé positivo e affidabile, altro negativo e inaffidabile. Le emozioni predominanti sono tristezza e dolore;
  • insicuro preoccupato/ansioso ambivalente: non vi è nell’individuo la certezza che la figura di attaccamento sia disponibile a rispondere ad una richiesta di aiuto. Per questo motivo l’esplorazione del mondo è incerta, esitante, connotata da ansia ed il bambino è incline all’angoscia da separazione. Questo stile è promosso da una figura che è disponibile in alcune occasioni ma non in altre e da frequenti separazioni, se non addirittura da minacce di abbandono, usate come mezzo coercitivo. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amabile, incapacità di sopportare distacchi prolungati, ansia di abbandono, sfiducia nelle proprie capacità e fiducia nelle capacità degli altri, Sé negativo e inaffidabile (a causa della sfiducia verso di lui percepita nella figura di attaccamento), altro positivo e affidabile. L’emozione predominante è la colpa;
  • disorientato/disorganizzato: bambini che appaiono apprensivi, piangono e si buttano sul pavimento o portano le mani alla bocca con le spalle curve in risposta al ritorno dei genitori dopo una breve separazione; o bambini che manifestano comportamenti conflittuali, come girare in tondo mentre simultaneamente si avvicinano ai genitori. Altri ancora appaiono disorientati, congelati in tutti i movimenti (freezing), mentre assumono espressioni simili alla trance. Sono anche da considerarsi casi di attaccamento disorganizzato quelli in cui i bambini si muovono verso la figura di attaccamento con la testa girata in altra direzione, in modo da evitarne lo sguardo. Gli adulti con questo stile d’attaccamento risulteranno spaventati/spaventanti con il proprio bambino, in altre parole non solo non saranno in grado di proteggere il bambino, ma addirittura lo spaventeranno.

Dunque il modello di Bowlby ritiene importantissimo per lo sviluppo sano del bambino la presenza di almeno una figura d’attaccamento in grado di fornire al bambino il senso di protezione e di consolazione, ossia il porto sicuro (safe harbour) cui poter tornare dopo l’allotanamento esplorativo e su cui poter fare affidamento in un primo momento fisicamente (la mamma o altri significativi) e successivamente psichicamente (la funzione psichica interiorizzata di base sicura).

lunedì 7 gennaio 2008

Le alternative agli inceneritori

Inceneritori, perché no
1. L’incenerimento dei rifiuti li trasforma in nanoparticelle
tossiche e diossine
2. L’incenerimento necessita di sostanze come acqua, calce,
bicarbonato che aumentano la massa iniziale dei rifiuti
3. Da una tonnellata di rifiuti vengono prodotti fumi e 300 kg
di ceneri solide e altre sostanze.
- le ceneri solide vanno smaltite per legge in una
discarica per rifiuti tossici nocivi, rifiuti
estremamente più pericolosi delle vecchie discariche
- i fumi contengono 30 kg di ceneri volanti
cancerogene, 25 kg di gesso
- l’incenerimento produce 650 kg di acque inquinate da
depurare
4. Le micro polveri (pm 2 fino a pm 0,1) derivanti
dall’incenerimento se inalate dai polmoni giungono al sangue
in 60 secondi e in ogni altro organo in 60 minuti
5. Le patologie derivanti dall’inalazione sono: cancro,
malformazioni fetali, Parkinson, Alzheimer, infarto e ictus.
Lo comprovano migliaia di lavori scientifici
6. Gli inceneritori, detti anche termovalorizzatori, sono stati
finanziati con il 7% della bolletta dell’Enel associandoli
alle energie rinnovabili insieme ai rifiuti delle raffinerie
di petrolio al carbone. Senza tale tassa sarebbero
diseconomici. Nell’ultima Finanziaria è stato accordato il
finanziamento, ma solo agli inceneritori già costruiti
7. In Italia ci sono 51 inceneritori, sarebbe opportuno disporre
di centraline che analizzino la concentrazione di micro
polveri per ognuno di essi, insieme all’aumento delle
malattie derivate sul territorio nel lungo periodo
8. I petrolieri, i costruttori di inceneritori e i partiti
finanziati alla luce del sole da queste realtà economiche
sono gli unici beneficiari dell’incenerimento dei rifiuti





Riduzione dei rifiuti, raccolta differenziata,
riciclaggio e bioessicazione
1. Riduzione dei rifiuti (Berlino, per fare un esempio, ha
ridotto in sei mesi i rifiuti del 50%)
2. Raccolta differenziata porta a porta con tariffa puntuale
3. Riciclo di quanto raccolto in modo differenziato
4. Quanto rimane di rifiuti dopo l’attuazione dei primi tre
punti va inviato a impianti per una selezione meccanica delle
tipologie dei rimanenti rifiuti indifferenziati. La parte non
riciclabile può essere trattata senza bruciarla con in
impianti di bioessicazione
5. In termini economici non conviene bruciare in presenza di una
raccolta differenziata perchè:
- il legno può essere venduto alle aziende per farne
truciolato
- il riciclaggio della carta rende più dell’energia che
se ne può ricavare
- il riciclaggio della plastica è conveniente. Occorrono
2/3 kg di petrolio per fare un kg di plastica
6. La raccolta differenziata può arrivare al 70% dei rifiuti, il
30% rimanente può ridursi al 15-20% dopo la bioessicazione.
Una quantità che è inferiore o equivale agli scarti degli
inceneritori. Ma si tratta di materiali inerti e non tossici
con minori spese di gestione ed impatti ambientali sanitari
Se nel settore dei rifiuti non ci fossero le attuali realtà, per
legge, di monopoli privati a totalità di capitale pubblico, ma
una reale liberalizzazione del mercato, la concorrenza tra le
aziende avverrebbe sulla capacità di recupero e l’incenerimento
sarebbe superato.
www.beppegrillo